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Carnevale a Venezia: ecco perché ci si maschera e come nasce la tradizione
Quella del Carnevale è tra le principali attrazioni che la città di Venezia ha da offrire sia in ottica turistica che storica e culturale. Un momento di grande festa e un’esplosione contagiosa di colori, che tutto il mondo ha imparato a conoscere e ad amare. La tradizione arriva da lontanissimo, bisogna infatti tornare indietro di molti secoli per trovarne le prime tracce.
Le maschere veneziane fanno la loro comparsa anche prima del XIII secolo, quando cioè viene bandito per legge l’utilizzo improprio delle maschere stesse (c’era chi, proprio celando il volto, lanciava uova piene di acqua di rose infastidendo le donne mentre camminavano in strada). Indossando la maschera il sesso e la classe sociale erano azzerate: nessuno poteva essere riconosciuto e in un certo senso tutto era permesso. Ogni gesto diventava parte di una grande illusione, in questa città che tanto ha brillato nella storia del mondo e che ha saputo incantare con le sue calli e gli scorci simili a dipinti ma anche con i suoi molti e iconici personaggi.
Travestimento, azzardo e seduzione: le maschere divennero ben presto simbolo di tutto questo e – più in generale – di trasgressione. Oggi tutto questo è storia passata ma è significativa e identitaria della Serenissima. Ecco perché è bello prendere parte alla festa che si tiene all’inizio dell’anno, indossando vestiti da carnevale veneziano e maschere suggestive, così da rievocare quel passato intrigante. Per essere perfetti la cosa migliore da fare è diffidare dalle imitazioni e affidarsi ad aziende leader nel settore come OriginalVeniceShop.com, che online agevola il confronto di modelli e colori.
Le maschere simbolo: la Bauta e il Medico della peste
Gli artigiani che si occupavano della realizzazione delle maschere erano detti ‘mascareri’: possedevano fin dal Quattrocento un loro statuto che ne disciplinava il lavoro. Alcune maschere sono arrivate fino a noi quali simboli indiscussi dell’usanza. Il riferimento è in modo particolare alla Bauta e al Medico della peste anche se non mancano quelle di personaggi più o meno in vista e quelle di Pantalone, Brighella, Arlecchino e Colombina solo per citarne alcune.
La più celebre è sicuramente la Bauta, tipica dell’epoca settecentesca: era quella che, tra tutte, aveva il permesso di circolare con maggior libertà tra vicoli e calli quando le altre maschere erano bandite. A indossarla erano sia donne che uomini, a Carnevale ma anche per andare a teatro o per prendere parte alle feste o agli incontri amorosi (specie quelli clandestini). Carlo Goldoni inserì degli attori con indosso la Bauta in alcune sue rappresentazioni, raccontando così uno scorcio delle usanze dell’epoca. Notevole anche il Medico delle peste, maschera bizzarra caratterizzata dal naso lungo come un becco di cicogna. La completano un paio di occhialini, una tunica di lino e la bacchetta per sollevare le vesti degli appestati (tra le piaghe che più colpirono e fecero dannare in più occasioni la Serenissima ci fu proprio la peste). Con il tempo, questa maschera acquisì un significato scaramantico nei confronti di qualsiasi tipologia di malattia contagiosa.
