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Cinema

Arance e martello, convince ma non troppo

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Forse perché ambientato nel 2011, quindi abbastanza lontano dalla realtà politica presente, ma comunque vicino alla situazione economica di tutti i giorni (non c’è lavoro, e chi ce l’ha rischia di perderlo), questo film convince poco. Da Zoro, alias Diego Bianchi, sinceramente mi aspettavo di più.

Il film Arance e martello mescola le riprese-selfie stile Gazebo a quelle tradizionali di un film qualunque. Gli attori professionisti si mescolano a quelli che non sono tali, e alla fin fine sembra di vedere uno dei tanti documentari di Zoro, solo più lungo. Anche nella colonna sonora, per me sempre fonte di ispirazione e di ricerca, questa volta Diego ha osato poco. Forse temeva di non incontrare i gusti del grande pubblico?

In ogni caso, come c’era da aspettarsi, in sala eravamo solo quattro/cinque persone. La situazione politica interessa a pochi, ancora meno quella del Pd, partito ben poco interessante, se paragonato agli scandali e ai personaggi degli altri schieramenti (anche se, ultimamente, devo dire che ci stiamo rifacendo). Zoro lo conosciamo in pochi, il suo lavoro ancora di meno, ed é un peccato. In televisione funziona con il suo racconto quasi giornaliero in Gazebo della situazione politica italiana, al cinema convince un po’ meno.

Ma si tratta comunque di un esordiente regista che, come dice lui alla fine del film, sa di non saper fare niente. E qui in Italia siamo tutti bravi critici cinematografici e sappiamo solo criticare. In tanto piattume italiano, però, va detto che fa piacere vedere anche volti come quello di Diego Bianchi. E allora ben venga Zoro, e tanti auguri per il suo futuro. Con il consiglio di osare di più, anche al cinema, perché comunque il suo pubblico lo segue e lo conosce a prescindere.

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